Storia del Medioevo

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view post Posted on 25/2/2011, 17:44
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Celeste

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Il Medioevo è una delle quattro grandi epoche (classica, medievale, moderna e contemporanea) in cui viene tradizionalmente suddivisa la storia dell'Europa.

Secondo tale periodizzazione, il suo inizio si colloca convenzionalmente nel 476, cioè nell'anno che vide la deposizione dell'ultimo imperatore romano (Romolo Augusto) con la conseguente fine dell'Impero romano d'Occidente; è altresì utilizzata la data del 410, anno del Sacco di Roma o, più genericamente, si fa riferimento alla fine della tarda antichità (seconda metà del VI secolo). La conclusione dell'età medievale ha invece date diverse da paese a paese, corrispondenti alla nascita delle rispettive monarchie nazionali e al periodo rinascimentale. Le più comunemente utilizzate sono:

-il 1453, anno che segna la fine della guerra dei cent'anni tra Inghilterra e Francia, la presa di Costantinopoli da parte dei Turchi Ottomani e la comparsa del primo libro a stampa;
-il 1492, coincidente con la conquista del Sultanato di Granada, ultimo baluardo islamico in Spagna e la scoperta delle Americhe da parte del genovese Cristoforo Colombo;
-il 1517, anno in cui Martin Lutero diede avvio alla Riforma protestante.

Il Medioevo si conclude con la fine del feudalesimo e l'avvento dell'industrializzazione nel XVIII secolo.

Storia medievale europea

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Resti del Castello di Cimbergo dei conti Lodrone distrutto da Bernabò Visconti
Castel del Monte costruito da Federico II ad AndriaDal punto di vista sociale, dopo la caduta dell'Impero Romano d'Occidente, si assistette ad una prima fase con la lotta tra le popolazioni del nord e dell'est europeo per la ricostruzione a livello locale dell'organizzazione amministrativa, militare, economica e giuridica; questa fase fu poi seguita, verso la fine del Medioevo, da una nuova fase di accentramento dei poteri a livello nazionale.

Cruciale in questa organizzazione fu la struttura feudale che, se da un lato permetteva una certa stabilità grazie all'organizzazione continentale del sistema, non fu mai sufficientemente forte da togliere completamente autonomia alle realtà locali, che così poterono gestire la transizione tra l'uniformità dell'Impero romano e la nascita degli stati nazionali.

Contemporaneamente allo sforzo per la creazione di stati nazionali, nell'Italia centrosettentrionale e in alcuni centri commerciali d'Europa si assiste invece all'emancipazione dall'Impero romano tramite i Comuni, città o paesi indipendenti, a regime repubblicano, che si contrappongono al concetto in formazione di monarchia nazionale, sino alla loro trasformazione, in Italia, in signorie cittadine e poi in stati regionali, ambienti in cui nascerà il Rinascimento.

Una realtà in grado di dare uniformità al panorama europeo fu la comune radice religiosa basata sul Cristianesimo, ereditata dall'ultimo periodo romano e proseguita fino all'XI secolo con la separazione della Chiesa ortodossa dalla Chiesa cattolica nel 1054.

Questa radice comune portò da un lato ad una commistione tra potere temporale e religioso che permise dei momenti di identità come nel caso delle crociate e proseguì, non senza conflitti, anche nella Riforma protestante.

Filosoficamente, il Medioevo si caratterizza per una grande fiducia nella ragione umana, che si esprime nella corrente della scolastica, il cui maggior esponente è Tommaso d'Aquino.

La crisi di questa corrente filosofica, nel XIV secolo con autori come Duns Scoto e soprattutto Guglielmo di Ockham, fu segnata da un crollo di fiducia nella ragione e da un conseguente crescente fideismo, portò alla fine del pensiero medioevale ed alla nascita del pensiero moderno.

L'Umanesimo ed il Rinascimento furono dei poderosi tentativi di rispondere a tale crisi, proponendo dei modelli, gli "antichi", come risposta al crollo di fiducia nella ragione umana. Come è stato ben spiegato da storici, come Régine Pernoud, gli Umanisti finirono per attribuire all'intero Medioevo quei caratteri di debolezza della ragione e di fideismo che ne caratterizzarono, al contrario, proprio la crisi.

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Il nome stesso del "Medioevo", inteso come età di mezzo, fase di transizione tra due stadi, implica già una visione negativa, che affonda le sue radici nel giudizio che ne diedero gli umanisti, già a partire dal Petrarca nel XIV secolo.

Vi era una volontà di descrivere come avvilente e pericolosa la quotidianità nell'età storica appena trascorsa, influenzati dalle recenti carestie e dall'arresto demografico dovuto alle epidemie. In realtà è storicamente accertato come, soprattutto dopo l'anno Mille, non mancarono importanti innovazioni e conquiste.

Nei secoli XVI e XVII la visione negativa del Medioevo continuò, per raggiungere il suo culmine nell'epoca dell'Illuminismo, quando prevaleva la visione dei secoli del Medioevo come epoca della "prigionia dello spirito", intesa come fanatismo religioso che relegava l'uso della ragione e dell'arbitrio. I caratteri di rozzezza e oscurità davano però una visione deformata e semplificata, che ancora oggi non è definitivamente tramontata. I mille anni di Medioevo, così ricchi di eventi e trasformazioni, hanno continuato ad essere riproposti come tenebra, barbarie, violenza, perdita d'identità, sterilità e carestia.

Per quanto numerosi si possano elencare i lati negativi attribuibili al Medioevo, limitandosi a quelli non fondati su chiacchiere o supposizioni, ma dimostrabili dalla schiettezza di certe fonti storiografiche, non si può davvero accettare che tali aspetti negativi vengano assunti a linee guida per la descrizione della realtà plurisecolare dell'Europa medievale e dei gruppi umani limitrofi.

Il Medioevo, dal canto suo, è riuscito nell'impresa che era fallita nell'epoca antica, quella cioè di fondere il mondo latino-romano con quello germanico creando per la prima volta uno spirito propriamente europeo accomunato dalla comune religione. Chiaramente questa fusione fu alquanto instabile e ci vollero secoli prima di un equilibrio. Un equilibrio che però portò, sempre in età medievale, ad apici di cultura e spiritualità altissimi. Basti pensare, non solo alle innovazioni tecnologiche, ma alla fioritura delle università come luoghi non solo di diffusione, ma di ricerca del sapere. Della capacità tecnica medioevale sono testimoni sia le opere edilizie come le cattedrali sia il fatto che anche in città medio-piccole si svolsero ad esempio importanti lavori di ingegneria idraulica, come nella Forlì dell'XI secolo.


La cultura non era, a dire il vero, scomparsa neppure nei secoli più travagliati. Prima con i monasteri cluniacensi, poi con quelli cistercensi, la cultura era stata gelosamente custodita dai monaci e dalle diocesi della Chiesa. A sfatare la diceria illuminista di un Medioevo come età oscura e oscurantista c'è da ricordare che i monasteri medievali (oltre alle università più tardi) si impegnarono a custodire il sapere di ogni tipo, dalla letteratura pagana (classici greci e latini) ai testi arabi di filosofia, matematica e medicina. È anche grazie alla lungimiranza dei medievali che sono potuti fiorire i secoli dell'età moderna, che non hanno forse saputo ringraziare a sufficienza i loro predecessori.

Lo studio del Medioevo ebbe una rivalutazione molto forte durante il periodo del romanticismo, anche se non fu certo una rivalutazione "filologica", ma piuttosto una distorsione in chiave contemporanea di un'idea di Medioevo. In particolare interessavano aspetti legati alla fede, alla purezza, all'etica cavalleresca e soprattutto legati alla nascita delle nazioni e delle indipendenze comunali, che venivano usate come fondamento delle rivendicazioni indipendentiste dei movimenti rivoluzionari.

Per esempio gli storiografi francesi vi potevano leggere le fondazioni delle proprie forme di governo, attraverso la prima trasformazione politico-sociale del territorio francese che innescò il lungo processo che dai Merovingi porta, attraverso assetti di governo sempre più evoluti, fino all'attuale Repubblica. Correnti tipicamente ottocentesche sono l'architettura neogotica, il romanzo storico di ambientazione medievale, la pittura di soggetti del passato.

Anche oggi, per il Medioevo come per qualsiasi altra epoca storica, gli studi storici non possono essere immuni dalle deformazioni del proprio modo di pensare e delle influenze della società contemporanea. Per esempio negli anni sessanta e settanta del Novecento alcuni avvenimenti del Medioevo venivano di volta in volta selezionati da studiosi politicizzati: un Medioevo "di destra", legato al reazionarismo, e un Medioevo "di sinistra", legato per esempio alle prime lotte di classe (come il tumulto dei Ciompi).

Grande importanza nella nostra società ha il cosiddetto medievalismo, riassumibile nella suggestione legata al Medioevo che porta a creare nuove opere derivate o ambientate nel Medioevo: si pensi al successo duraturo di saghe come quella de Il Signore degli Anelli di Tolkien, alle sagre di ispirazione medievale o ai numerosi film storici su questa epoca. Il medievalismo, fino a poco tempo fa snobbato dalla storiografia accademica, ha iniziato ad essere preso in considerazione (si pensi per esempio alla pubblicazione di riviste sul Medioevo con un approccio divulgativo, curate da studiosi).

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Edited by celeste.10 - 16/12/2018, 20:49
 
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