Il Più Grande Crimine spiegato agli anziani, agli adolescenti e a persone del tutto digiune di econo

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view post Posted on 6/4/2012, 23:14
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Celeste

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Nonna, ti spiego la crisi economica.

(Il Più Grande Crimine spiegato agli anziani, agli adolescenti e a persone del tutto digiune di economia)

di Paolo Barnard

P. Visto il telegiornale nonna? Hai fatto 2 + 2?

Nonna: Ah! Ma adesso mica gli credo più a quelli. Ho capito una cosa, che chi comanda non va in televisione e poi a noi non ci dicono niente, e uno cosa guarda il telegiornale a fare?

P. Esatto, quello che hai detto è fondamentale per capire la politica nazionale. Infatti anche se cambia il governo, nulla cambia per noi, proprio per quello che hai detto: chi comanda non sta a Roma, né va da Bruno Vespa.

Nonna: Ma io ci pensavo e devo chiederti una cosa: va bene, questi elite dicono allo Stato di non spendere per noi come dovrebbe, ci hanno tolto la moneta, quella che ci faceva bene. E poi c’è quella cosa che succede che da lì parte tutto un processo che si mangia la coda da solo…

P. Sì, parte la spirale di crisi economica su cui poi le elite impongono la loro ricetta per la ‘ripresa’, che è invece proprio pensata per farci affondare sempre più, e più affondiamo, più ci dicono che quella ricetta è la salvezza, solo che non l’abbiamo applicata a sufficienza. I politici ci cascano e noi giù dal burrone senza fine, mente le elite profittano come mai.

Nonna: Eh, quello lì. Ma senti però, insomma, voglio dire: ma se poi noi andiamo tutti in rovina, loro cos’hanno da guadagnarci?

P. Bingo nonna, questa è proprio la domanda che mi serviva, perché la risposta è il tema di oggi. E ti capisco sai? La maggioranza delle persone dubita di ciò che io e i miei economisti diciamo proprio perché gli appare impossibile che le elite abbiano interesse a rovinare intere economie. Ma è così.

Nonna: Son tutt’orecchi.

P. Nonna, come si fanno i soldi a palate nelle economie tradizionali? Si vende una cosa che tutti vogliono e si incassa tanto; si offre un servizio che tutti vogliono e s’incassa un bel po’. Il primo caso è, ad esempio, quello della Coca Cola, il secondo è magari quello dei telefonini con le compagnie telefoniche.

Nonna: Ma anche a vendere le patate uno fa soldi, che c’è Passerini di Castelletto Montano che ha fatto i miliardi con il mercato delle patate, e pensare che da giovane suo cugino mi filava dietro…

P. No, nonna, non quel tipo di soldi, molti, molti di più. Sto parlando di grandi capitali, di cifre mille volte quelle di Passerini. Bè, una volta i grandi capitalisti facevano soldi producendo beni materiali e servizi, cioè edilizia, auto, carne, acciaio, vestiti, oppure il turismo, i divertimenti, le tv private, la pubblicità ecc. Tieni a mente però che a quei tempi i servizi essenziali, come la Sanità, i treni, l’acqua o il gas, cioè quelli che uno deve per forza comprare, erano forniti dallo Stato al 99%, erano pubblici. Le cose stavano così fino a circa 20 anni fa, i grandi soldi si facevano così. Ok. Ma fai attenzione nonna, prova a metterti nei panni di un ultra capitalista che ha, per esempio, un’industria di auto. Vent’anni fa pensò: “Quanti clienti ho qui in Europa? Gli europei sono quasi 500 milioni, mentre i cinesi, gli indiani e i brasiliani sono quasi 3 miliardi in totale. Accidenti! Sono quasi 6 volte di più! E diventeranno sempre più benestanti. A me non conviene sgobbare per vendere a sti 4 viziati europei, mi conviene conquistare il super mercato dei cinesi, indiani e brasiliani, che fra qualche anno sarà un pozzo senza fondo di vendite!” Immagina poi un altro ultra capitalista che aveva una montagna di soldi da investire, e che pensò: “Lo Stato ha tutti i servizi essenziali, accidenti, magari li avessi in mano io. Eh sì, perché averli significa avere i clienti ga-ran-ti-ti! Perché uno può anche decidere di non comprare una giacca o una moto, ma non può rinunciare al telefono, alla Sanità, all’acqua, o al gas, e deve pagare per forza. Devo trovare il modo di mettere le mani sui servizi pubblici”. E allora i due, e molti loro colleghi, pensarono rispettivamente: “Io voglio andare a vendere sui mercati del mondo, e perciò devo avere prezzi più bassi se voglio vincere i concorrenti. Quindi devo trovare il modo di pagare di meno i miei operai, che sono il costo maggiore che ho”. E l’altro: “Io voglio comprare quei servizi pubblici essenziali, così me ne sto tranquillo a incassare garantito. Ma devo costringere lo Stato a vendermeli, e a vendermeli a poco”. Segui?

Nonna: Sì, e allora cosa succede poi?

P. Aspetta. Perché fra i super miliardari ci sono altri due gruppi oltre ai grandi industriali e agli investitori in servizi. Ci sono gli speculatori finanziari e le grandi banche d’affari.

Nonna: Dio, Dio, aspetta, e chi sono sti qui?

P. Gli speculatori sono praticamente dei ricconi immensi che sono geniali in matematica. Le banche d’affari sono specie di banche che non tengono i conti dei cittadini, ma manovrano solo soldi a palate investendoli nel mondo. Gli speculatori, sempre circa un ventennio fa, pensarono: “Se convinciamo i governi a eliminare le leggi che limitano il nostro potere, noi possiamo inventarci dei trucchi matematici complicatissimi che nessuno capirà e che però ci permetteranno di prendere per il collo interi stati con delle scommesse contro di loro, e incassare come pazzi”. Le banche d’affari pensarono: “Se c’inventiamo modi per far indebitare milioni di lavoratori con la promessa di moltiplicargli i loro soldini, potremo copiare i trucchi matematici degli amici speculatori e farci sopra montagne si soldi in fretta, truffando milioni di gonzi”. Ok nonna? Ora riassumo: i grandi industriali decisero che vendere da noi era una causa persa, meglio dall’altra parte del mondo; i grandi investitori capirono che comprando i servizi essenziali dello Stato potevano strizzare dai cittadini denaro garantito; gli speculatori s’inventarono trucchi contabili strampalati per poter scommettere sulla sfortuna economica degli Stati; le super banche d’affari con gli stessi trucchi moltiplicarono soldi fittizi mentre milioni di persone s’indebitavano. Questo nonna, cambiò del tutto il volto delle economie tradizionali.

Nonna: Va bene, ma il fatto di farci diventare tutti più poveri?

P. Esatto, adesso segui il ragionamento. Come poterono i grandi industriali ridurre il costo dei loro operai qui in Europa? Semplice: avevano bisogno di una crisi economica che impoverisse intere nazioni, così con la scusa della crisi poterono dire “C’è crisi, non si vende, dobbiamo licenziare e ridurre i salari”. Questo accadde e sta accadendo, e loro si ritrovano masse di disoccupati che accettano salari da disperazione pur di lavorare, che è quello che volevano. Come poterono gli investitori costringere lo Stato a svendergli i suoi servizi pubblici essenziali? Semplice: avevano bisogno di una crisi economica che impoverisse intere nazioni, così con la scusa della crisi poterono dire “C’è crisi, lo Stato è indebitato sempre di più, deve vendere l’argenteria di casa per far cassa, deve vendere i suoi servizi pubblici a noi privati”. Questo accadde e sta accadendo, e loro si ritrovano con in mano milioni di clienti che oggi pagano a loro servizi che un tempo erano pubblici, e li pagano per forza, anche se sono più poveri. Come poterono gli speculatori scommettere che le economie degli Stati sarebbero crollate e vincere? Semplice: avevano bisogno di una crisi economica che facesse impoverire quegli Stati e così loro incassavano quelle scommesse. Questo accadde e sta accadendo, infatti hanno scommesso contro la Grecia e hanno vinto, e ora scommettono contro l’Italia e vinceranno. Come poterono le banche d’affari far sì che milioni di persone s’indebitassero per poi usare i loro debiti per specularci sopra? Semplice: avevano bisogno di una crisi economica che impoverisse intere nazioni, così i cittadini furono costretti a indebitarsi per continuare a campare, o a giocarsi i loro risparmi con la speranza che si moltiplicassero. Questo accadde e sta accadendo, negli USA e in Francia a livelli mostruosi, ma anche in Italia i debiti privati sono aumentati tantissimo, come anche i cittadini che si sono impegnati i piccoli risparmi con quelle banche. Ok? Noti qualcosa nonna?

Nonna: Eh certo! Mica sono tocca nella testa. Hai detto crisi e impoverire in tutti gli esempi che hai fatto. Allora ho capito come si fa a far soldi se tutti diventiamo più poveri. Ma li hanno poi fatti questi soldi?

P. Hai presente i soldi degli Agnelli? Roba da provincia in confronto ai soldi che questi padroni del mondo stanno facendo mentre ci impoveriscono e ci derubano. Uno solo di questi speculatori ha incassato, nonna, 12 mila milioni di dollari mentre truffava una milionata di famiglie americane. E guarda che gli uomini che oggi scommettono contro l’Italia, e che la stanno ricattando nell’impotenza totale dei politici, non sono più di qualche decina. Loro qualche decina, noi 60 milioni di impotenti. Ti rendi conto? Insomma, le elite avevano bisogno, per incassare fortune stratosferiche, di creare crisi economiche a ripetizione in tutta Europa e anche in America, e così hanno sguinzagliato i loro predicatori, quelli che oggi tutti i politici ascoltano come fossero il Vangelo, con le ricette economiche che invece di curare ci ammalano sempre più, cioè creano crisi su crisi, quelle che dicevo l’altra volta. In modo da ottenere proprio ciò che cercavano. Ora finalmente sai cos’è questa ‘crisi economica’ di cui tutti parlano, e sai che significato ha veramente.

Nonna: Ma senti, dimmi cosa può fare sta tua povera nonna con quel poco di vita che gli rimane per fermare quei delinquenti. Almeno i fascisti noi li vedevamo in faccia, ma questi nessuno sa neppure che ci sono.

P. Nonna, non tocca a te fare. Toccherebbe ai giovani di capire, studiare, e agire. Ma non lo fanno, troppo difficile. Meglio sbraitare slogan contro i politici una volta all’anno. Nonna, il tempo del coraggio è finito qui da noi. Ed è finito il tempo dell’intelligenza. Penso spesso a quei ragazzi di 17 o 20 anni che nella tua gioventù seppero sfidare i nazisti e le torture fasciste per salvare l’Italia. Penso a quelle facce nelle fotine delle lapidi che ci sono in strada qui a Bologna, morti fucilati o impiccati col filo di ferro a 18 anni. Ma che razza era quella? Da che pianeta venivano? Chi li aveva partoriti? Torneranno? Li aspettiamo nonna? Ti bacio, e grazie di avermi ascoltato.


(Non commiserate i nostri vecchi, essi detengono un privilegio dal valore inestimabile: conservano negli occhi la memoria di altri occhi, quelli di chi ebbe dignità, coraggio e capacità di dare la vita per combattere. Abbiate pietà per noi, che vivremo e moriremo senza mai aver incrociato un singolo sguardo così. E siamo la prima generazione nella storia dell’umanità a sfoggiare questo indegno primato. P.B.)

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lunan2
view post Posted on 11/5/2012, 10:34




Per fortuna i sono ancora giovani che hanno il coraggio delle loro convinzioni e che dimostrano coraggio. Sempre di più penso che si debba lasciare a loro il governo del paese.
Questo è il resoconto/commento a quello che è successo ad un gruppo di studenti qui a Torino, perchè intendevano portare il "dissenso" per le scellerate politiche che riguardano l'Università e tutta la scuola...

Avere vent’anni in Italia

Accusati di essere facinorosi e violenti, perché appartenenti a un’organizzazione politica, ci è stato comunicato il divieto di partecipare al convegno tenutosi oggi pomeriggio al quale ha preso parte il Ministro Profumo. Ecco le parole con cui l’organizzazione promotrice dell’evento ha comunicato che la nostra sarebbe stata una presenza scomoda: “Un gruppo di violenti appartenenti a Studenti Indipendenti era riuscito ad accreditarsi al convegno di domani. Saranno felici di trovare all'ingresso la Polizia invece del pass d'entrata. I loro accrediti sono stati annullati e i loro nomi in mano alla Questura di Torino.”
Sulla base di false accuse sulle quali si è basato un processo alle intenzioni, ci è stato impedito di entrare al Centro Congressi del Lingotto nonostante fossimo regolarmente accreditati. Una censura discriminatoria nonché inutile, poiché c’è stato comunque l’intervento di alcuni contestatori all’interno nella sala.

Decisi a portare comunque il nostro parere critico in merito alle politiche del ministero, ci siamo presentati oggi al Centro Congressi del Lingotto. Ad attenderci all’ingresso, come promesso dal comunicato dell’organizzazione promotrice, c’era un fitto schieramento di polizia.
Quando all’ennesima richiesta di poter prendere parte al convegno la risposta è stata negativa, gli studenti in presidio si sono diretti verso l’entrata secondaria del Centro Congressi, prendendo le distanze dal blocco blu.
Al tentativo degli studenti di entrare nel palazzo, uno schieramento di carabinieri ha risposto con una violenza feroce; mentre il presidio indietreggiava, siamo rimasti sbigottiti di fronte all’aggressività con cui gli agenti, marciando a passo d’oca, hanno manganellato i manifestanti e li hanno rincorsi in una caccia all’uomo per venti metri: uomini in divisa letteralmente accecati da una brutalità ingiustificata contro un presidio di studenti che non ha ceduto a provocazioni, ma ha continuato semplicemente a rivendicare un suo diritto.

Avremmo voluto entrare per portare le nostre criticità sulle politiche di questo ministero, politiche totalmente coerenti rispetto a quelle dell’ex-ministra Gelmini: la proposta dell’abolizione del valore legale che creerebbe una spaccatura tra atenei di serie A e di serie B, i decreti 436 e 437 che determineranno un aumento indiscriminato delle tasse universitarie e regionali sul diritto allo studio, la proposta di legge Aprea che spalanca le porte ai privati per la gestione delle scuole.

Quello che abbiamo ottenuto, alla faccia del dialogo, è stata una carica a freddo e una tempesta di calci e manganellate che hanno lasciato feriti alcune ragazze e alcuni ragazzi. Tra questi, il Presidente del Senato Studenti dell’Università di Torino, che è stato atterrato da un colpo alla testa e portato d’urgenza al CTO, dove si trova tuttora sotto osservazione. L’indomani avrebbe dovuto presenziare come rappresentante degli studenti al Comitato Regionale di Coordinamento, per discutere della drammatica situazione delle borse di studio in Piemonte, ma il Rettore dell’Università di Torino, informato della situazione, ha deciso di rinviare la riunione in solidarietà. L’offesa fisica arrecatagli è anche un’offesa morale ai 70.000 studenti che è chiamato a rappresentare.

Alla fine di una giornata come questa non possiamo che avere le idee più chiare su come effettivamente questo governo voglia rapportarsi ai cittadini, di cosa veramente si intenda per dialogo, di come venga intesa una questione di ordine pubblico qualsiasi manifestazione di dissenso. Notiamo come l’uso delle forze dell’ordine sia solamente strumentale ad eliminare qualsiasi forma di critica al governo davanti alle telecamere, di come il dialogo tanto sbandierato dal governo dei tecnici si traduca in una disponibilità a parlare solo con chi è già d’accordo e a tenere fuori tutti gli altri.
Oggi, pur di non rendere visivo il disagio e il dissenso degli studenti delle scuole e delle università all’interno della sala e pur di preservare l’alone di finto dialogo tra il ministro e i cittadini, la polizia ha svolto un’azione di repressione in puro stile fascista e autoritario col beneplacito degli organizzatori. Ancora oggi a chi da una parte protesta con coscienza della propria condizione e portando contenuti di dissenso si risponde con la violenza.


Torino, 10 Maggio 2012
SI – Studenti Indipendenti, LaSt – Laboratorio Studentesco
 
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