Lettera K

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view post Posted on 19/10/2018, 10:05
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Celeste

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Karkadè



Il karkadè (Hibiscus sabdariffa) è una pianta della famiglia delle Malvaceae. Ricca di polifenoli è utile in caso di mal di gola, ipertensione, tosse, raffreddore. Scopriamola meglio.

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Proprietà del karkadè
Dall'infusione dei petali secchi dei fiori di ibisco si ottiene una bevanda rinfrescante e dissetante, lievemente acidula, gradevolmente agrumata e dall'inconfondibile colore rosso intenso.

Il karkadè contiene acidi organici (acido malico, fitosteroli, antocianosidi, ibiscico, citrico e tartarico, acido ossalico, acido ascorbico), che conferiscono proprietà diuretiche e antisettiche delle vie urinarie, utili nelle infezioni come la cistite.

La vitamina C dall’azione antiossidante, antinfluenzale e vitaminizzante, fluidifica il sangue, mentre la presenza di flavonoidi e antociani, oltre a regalarle il bel rosso intenso dei suoi pigmenti, rendono la pianta vasoprotettiva, utile in caso di fragilità capillare varici, emorroidi e couperose e cellulite.

Il karkadè è un rimedio per l'ipertensione; recenti studi ne hanno evidenziato le spiccate capacità regolatrici della pressione sanguigna, perché se da un lato permette l’eliminazione delle tossine e le sostanze in accumulo attraverso la diuresi, dall’altra l’azione fluidificante del sangue permette un migliore funzionamento dell’intero sistema cardiocircolatorio, grazie anche ai polifenoli, presenti nel suo fitocomplesso.

Inoltre essendo una malvacea, come la malva e l’altea, contiene le mucillagini che esercitano un’azione lenitiva e protettiva sui tessuti interni dell’organismo, indicata per tutti i tipi di infiammazioni delle mucose, come gengiviti, mal di gola, raffreddore e tosse.

Nonostante la presenza dei tannini rendono il karkadè una pianta astringente, le mucillagini, quando vengono a contatto con l’acqua, formano un massa gelatinosa che aiuta meccanicamente l’evacuazione svolgendo un’azione dolcemente lassativa.

Modalità d'uso
INFUSO: 1 cucchiaio raso di karkadè, 1 tazza d’acqua
Versare i fiori nell’acqua bollente, e spegnere il fuoco. Coprire e lasciare in infusione per 10 min. Filtrare l’infuso e berlo caldo o freddo, come piacevole bevanda o per fare un carico di vitamina C.

Controindicazioni del Karkadè
Se assunta in grandi quantità può avere un’azione lassativa, alle dosi indicate non si segnalano effetti indesiderati, è una pianta sicura. Come tutte le sostanze ad alto contenuto di vitamina, non va abusata in gravidanza e allattamento.

Descrizione della pianta
Pianta arbustiva perenne, con fusto alto fino a 3 metri. Le foglie sono verdi con margine leggermente dentato e lamina trilobata. I fiori hanno cinque petali riuniti in un calice rosso e carnoso. I frutti sono capsule.

L'habitat del karkadè
Originaria dell’Africa tropicale, è stata introdotta in diverse regioni tropicali: India, Ceylon, Giava, Antille. Oggi viene prodotta soprattutto in Sudan, Senegal e Thailandia, in America tropicale e in India. Necessita poca acqua e poche cure; predilige le zone dal clima caldo, con estati piovose e inverni non troppo rigidi e asciutti.

Cenni storici
La parola karkadè deriva dal nome karkadeb con cui la pianta è chiamata nel dialetto Tacruri, in Etiopia. Conosciuto anche con altri nomi come "tè rosso" (per le affinità di preparazione con il tè), tè rosso d'Abissinia, tè Nubiano, Acetosa Giamaicana, il karkadè è una bevanda molto diffusa soprattutto nei paesi caldi, e in Egitto, dove viene consumato sia caldo che freddo, perché molto rinfrescante e dissetante, per questo, tradizionalmente nei lunghi viaggi, gli africani ne tengono in bocca un fiore secco.

In Italia la bevanda è arrivata nel XVIII secolo grazie ai vari imperi coloniali occidentali dell'epoca. 
La fama del karkadè ha subito alti e bassi. Durante il fascismo, fu importato nella nostra penisola solo allo scoppio della guerra contro l’Etiopia (1935), quando la Società delle Nazioni inflisse all’Italia alcune sanzioni economiche e il governo fascista organizzò il sabotaggio dei prodotti stranieri. Fu così che il tè, prodotto nelle colonie inglesi, venne sostituito con il karkadè (accolto con scarso entusiasmo).

In America nel periodo del proibizionismo fu usato al posto del vino (per l'aspetto esteticamente simile), in altri luoghi, come in Jamaica, divenne per il colore rosso rubino la bevanda di Natale.

Di Alessandra Romeo

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