Lettera R

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view post Posted on 15/12/2018, 17:32
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Celeste

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RABARBARO




Proprietà del rabarbaro
Il rapporto tra l’essere umano e la pianta del rabarbaro (specie il suo rizoma) risale a tempi antichi. Rehum palmatum (rabarbabo cinese) sembra essere originario dell’altopiano tibetano, luogo dove per primo è stato domesticato e coltivato, fino ad arrivare, nel tempo, ad acclimatarsi in quasi tutta l’Asia e tutta l’Europa.

Tutte le piante del genere Rehum hanno proprietà officinali sebbene nel rabarbaro cinese queste si concentrano maggiormente.

La reina, principio attivo tipico della pianta, insieme ai tannini, alla fibra alimentare di buona quialità, ad altri glucosidi antrachiononici, all’acido crisofanico e al crisofanolo, insieme alle pectine, agli acidi folico e gallico, donano alla pianta le sue proprietà digestive, epatoprotettive, purgative, depurative, aperitive, e decongestionati.

La parietina, un pigmento tipico del rabarbaro, pare essere in grado di combattere le cellule leucemiche.

Modalità d'uso
Interno: a livello alimentare le giovani foglie apicali e basali, raccolte nel periodo preestivo, sono consumate (con moderatezza) come verdura a foglia verde.

Il rizoma di un anno è pelato ed essiccato, dopodichè ridotto in polvere o in pezzi minori con cui preparare infusi o estratti. In erboristeria è utilizzato come rimedio naturale per la stipsi e viene associato ad altre erbe sotto forma di pastiglie monodose per facilitare l’evacuazione.

L’uso come aperitivo è proposto sotto forma di liquori e bevande alcooliche in cui i suoi principi attivi vengono estratti e utilizzati. Inoltre queste estrazioni sono efficaci anche per aiutare la digestione, per purificare e decongestionare l’organismo.

Esterno: l'utilizzo di tinture madri al 10% sono utilizzate per impacchi cicatrizzanti, per lenire le ragadi anali e le emorroidi, ed infine per prevenire infezioni.

Controindicazioni del rabarbaro
Per via delle spiccate proprietà lassative e purgative, il rabarbaro può stressare più del dovuto l’intestino delle persone con problemi all’apparato escretore.

Per gli stessi motivi non è consigliabile alle donne in dolce attesa e ai bambini troppo piccoli. Il suo consumo, inoltre, dovrebbe rimanere limitato per via della grande quantità di acido ossalico in esso contenuto (specie nelle foglie), che puo’ corrodere le mucose.

Scopri l'uso del rabarbaro nelle tisane lassative
Tisana lassativa

Descrizione della pianta
Il rabarbaro appartiene alla famiglia delle poligoniaceae ed è una pianta in genere molto grande che può superare i due metri di altezza.

Presenta una rosetta basale con grandi foglie palmato-lobate che arrivano anche a 80 centimetri e hanno il margine intero o seghettato. Dalla base delle foglie escono dei lunghi gambi rossastri al cui apice pende un fiore bisessuato, a forma raggiata simile a una pannocchia e di colorazione variabile dal bianco al rosa, dal giallo al verde, a seconda della varietà di rabarbaro.

La sua radice è molto grande con un rizoma carnoso e robusto il quale viene utilizzato appunto per l’estrazione della droga.

Dal rizoma ogni anno alla ripresa vegetativa nascono le foglie della rosetta basale mentre la raccolta del rizoma avviene in autunno a partire dal secondo anno di vegetazione.

Habitat del rabarbaro
Tutte le specie del genere Rehum si sono adattate benissimo ai climi temperati euroasiatici, tanto da crescere spontaneamente anche senza bisogno di coltivazione.

Ama i campi aperti nei pressi dei boschi, dove trova la necessaria umidità, la luce diretta del sole, la sostanza organica indispensabile, e un pH adatto alla sua crescita.

Cenni storici
I popoli mongoli e gli ariani utilizzavano il rizoma del rebarbaro già 1000 anni prima di Cristo e nei secoli i popoli europei usavano importare dalla Cina (tramite i mercanti arabi e turchi) le chips essiccate di rizoma di rabarbaro (radice barbara).

L’etimologia del nome ha un curioso doppio senso in greco: Rha significa sia pianta che Volga, nome del fiume attorno al quale sono sorte le prime coltivazioni di rabarbaro in Europa.

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RODHIOLA



Proprietà della rodiola
Le radici di rhodiola hanno un'azione adattogena, antistress, favorente in generale le capacità di apprendimento e di memoria, ben conosciute dalla medicina popolare siberiana. Queste proprietà sono state provate scientificamente e sono riconducibili alla presenza di glicosidi fenilpropanoidici, in particolare il salidroside e la rosavidina, la cui struttura chimica è simile a quella della siringina (eleuteroside B), uno dei principi attivi dell'eleuterococco. Il salidroside ha pure confermato un effetto anabolico, che aumenta la capacità lavorativa e il rendimento organico. La rhodiola produce un aumento della concentrazione plasmatica di beta-endorfine in grado di prevenire le variazioni ormonali indicative dello stress.

Ha effetto cardioprotettivo, in presenza di tachicardia e palpitazioni dovute all’ansia, al nervosismo e permette di accrescere la resistenza allo sforzo e di ridurre la durata dei tempi di recupero, dopo un esercizio intenso; migliora la qualità del sonno ed è estremamente efficace per combattere l'insonnia.

La pianta ha proprietà dimagrante, dovuta alla stimolazione di alcune lipasi in grado di accelerare la liberazione dei grassi dai tessuti di deposito (lipolisi) per trasformarli in grasso bruno, così da essere facilmente sintetizzato, cioè "bruciato" per produrre energia. Inoltre la rhodiola è in grado di aumentare del 30% circa i livelli di serotonina nel sistema nervoso centrale, ormone in grado di togliere il desiderio ossessivo di carboidrati e svolgere azione sedativa-antiansia, riducendo notevolmente la fame ansiosa. I glicosidi contenuti nella radice sono pure capaci di incrementare i livelli di dopamina, sostanza capace di trasmettere al S.N.C. un segnale di sazietà.

Studi sovietici hanno dimostrato che, agendo come stimolante sul sistema ormonale femminile, è indicato in caso di amenorrea, oltre a migliorare significativamente la fertilità. Su quello maschile favorisce la funzionalità e la prestazione sessuale nel 70% degli uomini sofferenti di disfunzione erettile o di eiaculazione precoce. In Siberia, la rhodiola è consigliata come afrodisiaco a chi soffre di turbe sessuali.

Modalità d'uso
USO INTERNO

300 a 500 mg di estratto secco, sotto forma di compresse o capsule suddivisa in due sottodosi al mattino al risveglio e nel primo pomeriggio.

La rodiola tra i rimedi contro la stanchezza

Controindicazioni della rodiola
L'assunzione della rhodiola può portare casi di insonnia e nervosismo, perciò è controindicata per chi soffre di ipertensione e disturbi cardiaci. Prima di assumerlo, perciò, è obbligatorio richiedere un parere medico.

Descrizione della pianta
Pianta alta dai 5 ai 35 cm i cui numerosi fusti di consistenza carnosa nascono da un robusto rizoma. Le foglie sono appiattite, lanceolate e dentellate.

I fiori, riuniti in infiorescenze terminali, hanno colore giallo, arancione o rosso e profumo gradevole, che richiama quello della rosa, al quale appunto deve il suo nome. Le piante di Rhodiola sono dioiche, cioè esistono piante maschili e piante femminili.

L'habitat della rodiola
Pianta che nasce sui suoli sabbiosi, rocciosi, freddi e secchi dei pendii siberiani, spontanea nelle zone montuose nord-europee (Scandinavia e Lapponia) e nord-americane (Alaska).

Cresce ad altitudini elevate (3300-5400 m.) nelle aree impervie e rocciose di numerose catene montuose. La si può trovare anche sulle Alpi e sui Pirenei. Predilige terreni normali, ben drenati ed esposti al sole.

Cenni storici
Chiamata nelle zone di origine Rhosenrot che significa: “radice d'oro” l’uso della rhodiola ha una storia leggendaria. In Siberia vi è un detto secondo il quale chi beve regolarmente il suo infuso vivrà per più di un secolo. La radice, impiegata per migliorare le prestazioni fisiche e la resistenza immunitaria e in generale per migliorare lo stato di salute, veniva regalata sottoforma di bouquet alle coppie prima del matrimonio per favorire la nascita di bambini sani e siccome era ritenuta un potente stimolante, rientrava nella formulazione di diverse pozioni d’amore.

Gli imperatori Cinesi, che usavano la radice per curare diversissimi disturbi e malattie. Per migliorare il loro adattamento all’elevata altitudine, le popolazioni del Tibet la integravano nella propria alimentazione mentre i Siberiani la impiegavano per aumentare la resistenza alle basse temperature ambientali.

I primi studi scientifici sulla Rhodiola risalgono alla prima metà del secolo scorso, quando diversi scienziati, per lo più russi, iniziarono ad osservare gli effetti che aveva questa pianta indigena, ma solo nei primi anni ’60 le informazioni sui benefici e le proprietà della Rhodiola sono stati resi pubblici al mondo occidentale.

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RIBES NERO



Proprietà del ribes nero
Il ribes nero è una di quelle piante di cui s’impiegano varie parti (droghe) e si hanno perciò diverse attività terapeutiche. Il suo uso più comune è quello sotto forma di gemmoderivato o macerato glicerinato (MG). Questa è una preparazione erboristica liquida, ottenuta dai tessuti embrionali freschi della pianta, come germogli, boccioli, radici, linfa, semi (nel caso del ribes nero, proprio le gemme), in una miscela di acqua, alcol e glicerina.

Le gemme ricche di olio essenziale, flavonoidi e glicosidi, in questa preparazione, agiscono come stimolanti delle ghiandole surrenali nella produzione di cortisolo, un cortisone endogeno che aiuta l'organismo a reagire alle infiammazioni. Questa attività cortison-like genera una reazione molto importante, perché aumenta la produzione di steroidi surrenalici, normalmente secreti dalle nostre ghiandole per contrastare ogni tipo di stress o lesione, stimolare la conversione di proteine in energia, eliminare le infiammazioni e inibire temporaneamente l'azione del sistema immunitario che scatena le allergie. Il gemmoderivato di ribes nero viene perciò impiegato per la sua potente proprietà antinfiammatoria naturale e antistaminica che agisce sia al livello cutaneo, che a quello delle vie respiratorie; ed è quindi indicato in caso di asma, riniti allergiche e croniche, bronchiti, laringiti, faringiti, dermatiti e congiuntivite. Ha inoltre un’azione immunostimolante, combatte la stanchezza e aumenta la resistenza al freddo al fine di prevenire malattie influenzali.

Le foglie, i cui componenti principali sono triterpeni e un complesso di polifenoli, hanno proprietà
 depurative e diuretiche, vengono utilizzate in fitoterapia sotto forma di infusi e tinture madri per favorire l’eliminazione dell’urea e dell’acido urico, ridurre i livelli di colesterolo nel sangue, stabilizzare le membrane cellulari e drenare l’organismo.

Anche frutti, ricchi di acido citrico, acido malico, vitamina C, oligoelementi, acidi polinsaturi, flavonoidi e antociani, si rivelano utili per la loro azione astringente, vasoprotettore-capillarotropo, protettore della retina e rinfrescante. Sono quindi indicati, sotto forma di succo o infuso, per fragilità capillare e couperose.

Modalità d'uso
Il macerato glicerinato delle gemme: 40-50 gc a metà mattina e 40-50 gc a metà pomeriggio, quando le ghiandole surrenali sono in piena attività e si consiglia di iniziarlo a prendere a dicembre per prevenire le allergie stagionali primaverili.

La tintura madre delle foglie: 30 gc per 2 volte al giorno lontano dai pasti, per drenare e disintossicare l’organismo

Il succo delle bacche: un cucchiaio in un po’ d’acqua al mattino a digiuno, per la fragilità capillare

Il ribes nero è anche utilizzato contro le allergie del cane e del gatto.

Il ribes nero tra i rimedi contro la sinusite

Controindicazioni del Ribes nero
Il Ribes nero può avere diversi effetti collaterali, come aumento di pressione ed è perciò controindicato per chi soffre di ipertensione arteriosa.

Inoltre, si consiglia di consultare sempre un medico prima di assumerlo perché può interagire con altri farmaci, come anticoagulanti e psicofarmaci, e causare reazioni allergiche in soggetti predisposti. In caso di gravidanza e allattamento se ne sconsiglia l'uso.

Descrizione della pianta
Arbusto alto fino a 2 metri, con fogliame deciduo e fusti ramosi. La corteccia è liscia, da chiara a rossastra nei fusti giovani, mentre diviene scura negli individui vecchi.

Le foglie sono grandi, piane, picciolate, con 3/5 lobi, apice acuto e margine dentato. La pagina inferiore, coperta da un leggero tomento, è ricca di ghiandole giallastre dalle quali emana un caratteristico odore. I fiori appaiono in primavera, raccolti in racemi pendenti, sono pentameri, di colore verde-biancastro, poco appariscenti.

I frutti, sono bacche nere globose ricche di semi con all’apice le vestigia del fiore e compaiono in agosto-settembre. Si differenzia molto dal ribes rosso per il colore, l’aroma e sapore e destinazione dei frutti. Le foglie, le gemme e i frutti sono intensamente profumati per la presenza di ghiandole contenenti olii essenziali.

L'habitat del ribes
Il ribes nero è originario delle zone montuose dell’Eurasia, è spontaneo nel nord e nel centro dell'Europa e in Asia settentrionale.

Cenni storici
Il suo nome sembrerebbe derivare dall'arabo ribas, un particolare rabarbaro del Libano che, secondo i conquistatori Mori in Spagna, avrebbe lo stesso sapore e stesse proprietà. In passato l’aroma caratteristico di questa pianta non era come quello attuale, frutto di selezioni da parte dell’uomo, ma descritto come sgradevole e repellente. Si tratta, quindi, di una specie “addomesticata”, anche se la si trova allo stato selvatico.

Come succede per altre piante con parti scure, ma commestibili e di sapore dolce, ha il significato di “scacciare gli umori neri” ed in passato fu usato, infatti, per guarire pestilenze e febbri. Il ribes, infatti, rappresentava un “lato oscuro” non malevolo, che può allontanare la malinconia. Le bacche sono la base del famoso liquore francese de cassis che è il nome francese di questo frutto.

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ROSA CANINA



Proprietà della rosa canina
Il gemmoderivato di giovani germogli ha proprietà immunomodulante, cioè regola la risposta immunitaria dell’organismo, conferendo al preparato un’efficace azione contro tutte le forme di allergia. In particolare la sua assunzione migliora la risposta immunitaria a livello respiratorio nei soggetti a tendenza allergica e nei bambini.

La proprietà antinfiammatoria trova un importante impiego terapeutico nelle flogosi acute che comportano alterazioni delle mucose nasali, degli occhi e delle prime vie aeree con conseguente produzione di catarro.

Per tali proprietà, la rosa canina non solo rappresenta un ottimo rimedio nella prevenzione di allergie e nella cura di rinite, congiuntivite e asma dovute al contatto con pollini; ma è consigliato nelle affezioni infantili come le tonsilliti, le rinofaringiti, otiti, tosse e raffreddore di origine infettiva.

I piccoli frutti (bacche) della rosa canina sono considerati le "sorgenti naturali" più concentrate in Vitamina C, presente in quantità fino a 50-100 volte superiore rispetto alle arance e limoni, e per questo in grado di contribuire al rafforzamento delle difese naturali dell'organismo (100 grammi di bacche contengono la stessa quantità di vitamina C di 1 chilo degli agrumi tradizionali).

L’azione vitaminizzante si lega a quella antiossidante dei bioflavonoidi, contenuti nelle polpa e nella buccia, che agiscono sinergicamente alla Vitamina C, ottimizzando la circolazione sanguigna.

Questo benefico effetto sulla qualità del sangue è dovuto alla sua capacità di favorire l'assorbimento di calcio e del ferro nell'intestino, equilibrando il livello di colesterolo e contribuendo alla produzione di emoglobina; inoltre rende attiva la vitamina B9 (acido folico) dal leggero effetto antistaminico.

Poiché la vitamina C, conosciuta anche con il nome di acido ascorbico, non può essere sintetizzata direttamente dall'uomo (a differenza di quanto avviene per gli altri animali), deve essere introdotta o con gli alimenti, se la dieta è buona ed equilibrata, o con l'integratore alimentare, nei casi in cui l'alimentazione ne è carente, come normalmente succede.

Lo stile di vita occidentale, l'inquinamento industriale, l'influsso di apparecchi elettronici e il fumo di sigarette sono tutti fattori che aumentano il nostro fabbisogno, per cui un’integrazione di vitamina C è praticamente necessaria.

In questo senso la rosa canina è un eccellente tonico per fronteggiare l'esaurimento e la stanchezza, aiuta a sconfiggere lo stress; stimola l’eliminazione delle tossine (soprattutto gli acidi urici, che provocano gotta e reumatismi) attraverso la diuresi.

Le bacche hanno un’azione astringente dovuta alla presenza di tannini, utile in caso di diarrea e coliche intestinali.

La rosa canina può essere utilizzata anche sotto forma di macerato glicerico per la cura dei nostri amici animali, e in particolare per prevenire la laringite di cane e gatto nel periodo invernale.

La rosa canina tra i rimedi naturali per la diarrea

Modalità d'uso
Sempre meglio seguire le indicazioni dell’erborista di fiducia e utilizzare fitoterapici di qualità titolati e standardizzati:

Tintura madre: 45 gocce 3 volte al giorno lontano dai pasti in casi di raffreddore o influenza,
Infuso: una tazza di tisana da bere 3 volte al giorno, utile per le infezioni delle vie aeree.
Macerato di petali (5 gr in 15 ml di acqua per 24 ore): da aggiungere al miele (20 gr) e da assumere a cucchiai, ottimo per la gola.
Macerato glicerinato dei germogli: 40-50 gc in due somministrazioni giornaliere, lontano dai pasti.

Controindicazioni
Non sono state evidenziate particolari controindicazioni dovute a interazioni con patologie. Gli effetti collaterali annoverati sono generalmente dovuti al sovradosaggio del rimedio, che fornisce un forte apporto di vitamina C e che ha effetti diuretici: nausea, vomito, mal di testa, bruciore di stomaco, diarrea, affaticamento.

Ne è sconsigliata l‘assunzione in stato di gravidanza e nei bambini.

La Rosa Canina ha interazione con alcuni farmaci:
• gli antiacidi che possono contenere alluminio. La vitamina C in generale ne favorisce l’assorbimento. Meglio evitarne l’assunzione concomitante.
• Il litio assunto in casi di regolazione dell’umore, ha necessità di essere poi velocemente smaltito dall’organismo. La vitamina C può interagire e rallentare questa fase di eliminazione.

Descrizione della pianta
Arbusto spinoso, alto 100 - 200 cm. Ha fusti legnosi glabri, con spine (rosse) robuste, arcuate, a base allungata, compresse. Le foglie sono composte da 5-7 foglioline ovali o ellittiche con margini dentati (denti semplici).

I fiori, rosati hanno grandi petali e sono poco profumati. Fiorisce nei mesi di maggio e giugno. I suoi frutti sono bacche ovoidali e carnose e colorate dal giallo al rosso intenso, chiamati “cinorrodi” raggiungono la maturazione nel tardo autunno.

L'habitat della rosa canina
La specie è diffusa in una vasta area nelle zone temperate di tutto il mondo. Cresce in campagna e in collina fino ai 1500 m. di altitudine. Si rinviene con facilità in siepi, radure, macchie, lungo sentieri. Si adatta a qualsiasi terreno purché ben azotato e soleggiato.

Cenni storici
Questa pianta deve l’appellativo botanico “canina” a Plinio il vecchio, che riportava di un soldato romano, morso da un cane e guarito dalla rabbia, grazie all’assunzione di un decotto di radici.

La rosa canina era già apprezzata per la sua efficacia nel rafforzare le difese dell'organismo contro infezioni e particolarmente contro il comune raffreddore.

Nel Medioevo era comunemente usata in rimedi tradizionali per problemi alle vie respiratorie, e i frutti erano molto popolari nei dolci.

Il suo impiego ha avuto un ruolo importante nella fornitura di Vitamina C ai bambini britannici durante la seconda guerra mondiale in sostituzione della fonte normale degli agrumi.

Il procedimento usato nel XVIII secolo di ridurre i frutti in purea come forma di assunzione della pianta, ha ceduto il posto all’infuso delle sue bacche essiccate.

Una ricetta con la rosa canina
USO INTERNO
INFUSO: 1 cucchiaio raso di rosa canina bacche, 1 tazza d’acqua
Versare la pianta nell’acqua prima che arrivi al punto di ebollizione. Spegnere il fuoco. Coprire e lasciare in infusione per 10 min. Filtrare l’infuso e berlo al momento del bisogno in caso di influenza o semplicemente per il delizioso sapore agrumato.


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RUTA



Proprietà della ruta
La Ruta graveolens ha le seguenti proprietà terapeutiche: emmenagoghe, sedative, digestive, carminative, vermifughe. Come tale, diminuisce i gonfiori, svolge un'azione disinfiammante ed è un noto rimedio nella cura delle ferite causate da incidenti sportivi.

Inoltre, calma il sistema nervoso, lenisce i crampi e attenua gli stati dolorosi. Il rimedio omeopatico è indicato in caso di dolori reumatici, distorsioni e affaticamento della vista. Si ottiene con le foglie fresche di ruta.

Ad eccezione della radice, vengono utilizzate tutte le parti della pianta raccolta durante la fioritura. La pianta è ricca di eterosidi, cioè glicosidi che aumentano la resistenza dei capillari sanguigni oltre a svolgere azione antispasmodica e diuretica; flavonoidi, riconosciuti antiossidanti; fucumarine con azione fotosensibilizzante e vasodilatatoria ed oli essenziali. Dalla ruta si estrae un flavonoide particolare, la rutina, che viene utilizzato dall’industria farmaceutica per la prevenzione e la cura della fragilità capillare.

Modalità d’uso
La Ruta viene utilizzata come aromatizzante e viene tradizionalmente impiegata per aromatizzare liquori e grappe. Le foglie fresche possono essere usate con moderazione per insaporire insalate, carni, pesci, oli e aceti aromatici. Molto usata per la preparazione di un tipo di grappa aromatica, come digestivo, per prevenire l’aria nella pancia e gli spasmi intestinali perché stimola l’attività gastrica e contrasta la fermentazione.

La Ruta graveolens si può utilizzare anche in cucina. In piccole quantità, nelle insalate (foglie fresche) o per aromatizzare olio, aceto o piatti di carne. In casa, per tenere lontano i topi, si possono sistemare dei rametti di ruta fresca nei luoghi dove se ne sospetta la presenza. L’aroma che emana è sgradito ai roditori ma anche alle zanzare, per questo si coltiva nei giardini. La presenza di ruta in giardino tiene lontane anche le vipere.

Della ruta si utilizzano le parti terminali della pianta più tenere e le foglie raccolte da maggio ad agosto. Si possono utilizzare anche essiccate. La ruta per uso medicamentoso viene somministrata quasi esclusivamente esternamente sotto forma di olio e tintura per massaggi per i dolori articolari, nevralgie e crampi.

La ruta tra i rimedi omeopatici per l'artrite

Controindicazioni della ruta
L’infuso di Ruta graveolens, in passato, è stato utilizzato per stimolare le mestruazioni, ma oggi viene sconsigliato in quanto un sovradosaggio può provocare infiammazioni all’apparato digerente e uro-genitale.

Il succo e la polpa venivano applicate sulla pelle per eliminare i porri ma anche questa indicazione è sconsigliata dagli erboristi in quanto la pianta è molto irritante.

È sconsigliabile toccare la pianta a mani nude per la possibilità di riportarne arrossamento, gonfiore e vesciche. Evitare l'assunzione in gravidanza, in caso di nefriti od ipersensibilità accertata verso uno o più componenti. In seguito all'assunzione, sono possibili episodi di fotosensibilizzazione dovuti alla presenza di cumarine. È preferibile non fare in casa dei preparati erboristici a base di ruta in quanto tossica ma utilizzare prodotti già pronti acquistati presso i negozi specializzati.

Descrizione della pianta
La ruta è una pianta erbacea perenne, con fusti erbacei piuttosto ramificati alti fino ad un metro. Le foglie sono tripennate suddivise in lacinie molto profumate. I fiori sono piccoli, poco appariscenti, di colore giallo portati da infiorescenze apicali a corimbo. I frutti sono delle capsule contenenti numerosi semi.

Habitat della pianta
È una pianta di originaria dell’Europa meridionale. Cresce in luoghi erbosi, negli incolti, lungo i muri, coltivata negli orti. In Italia è presente spontanea, in tutte le regioni, eccetto le isole (dove si trova solo negli orti e giardini), dal piano ai 1.000 metri.

Cenni storici
La ruta veniva utilizzata dalla medicina popolare solo esternamente con l'olio essenziale per trattare dolori articolari, nevralgie e crampi, mentre l'infuso era utilizzato per trattare mestruazioni dolorose, per lenire le coliche intestinali flatulenti, per calmare gli attacchi isterici, e stimolare la digestione.

Per la sua azione antispasmodica veniva anche utilizzata per trattare l'ipertensione, l'epilessia e le coliche. L'erba della ruta era ritenuta l'erba contro la paura. Si metteva in tasca, appunto, quando si dovevano affrontare situazioni di paura. Nelle credenze popolari si riteneva che le case in cui cresceva la ruta erano da considerarsi privilegiate.

fonte

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ROSMARINO



Proprietà Del Rosmarino
Il rosmarino è usato in erboristeria come digestivo eupeptico, mentre l'olio essenziale, poiché ricco in eucaliptolo, viene sfruttato per l'attività balsamica e ancora come batteriostatico, coleretico, colagogo e spasmolitico.
Molti studi hanno attribuito ai componenti del rosmarino anche una potente attività antiossidante: si è dimostrata la capacità di inibire l'anione superossido.

Attività biologica
L'utilizzo interno del rosmarino è stato ufficialmente approvato per il trattamento di disturbi dispeptici, mentre l'uso esterno è stato approvato ufficialmente per il trattamento di reumatismi e disturbi circolatori superficiali.
Più precisamente, l'attività benefica esercitata dalla pianta nei confronti dei disagi digestivi, dei reumatismi e dei disturbi circolatori viene ascritta all'olio essenziale in essa contenuto. Infatti, quest'ultimo ha dimostrato di essere in grado di esercitare un'attività spasmolitica sulle vie biliari e sull'intestino tenue e di esercitare anche attività colagoga e coleretica. Applicato esternamente, invece, l'olio essenziale di rosmarino è utile nel contrastare i reumatismi e i piccoli disturbi circolatori superficiali, grazie alla sua azione analgesica e lievemente revulsiva.
Inoltre, molti dei costituenti chimici del rosmarino (olio essenziale, diterpeni, flavonoidi) hanno dimostrato di possedere interessanti attività antiossidanti, che sembrano essere esercitate attraverso l'inibizione dell'anione superossido. Tuttavia, è bene precisare che tale attività antiossidante pare sia svolta soprattutto dai diterpeni contenuti nella pianta.
Inoltre, al rosmarino vengono attribuite anche proprietà antimicrobiche, anticonvulsive, balsamiche, epatoprotettive e antitumorali.

Rosmarino contro i disturbi dispeptici
Grazie all'azione colagoga, coleretica e antispastica sulle vie biliari e sull'intestino tenue esercitata dall'olio essenziale di rosmarino, questa pianta può essere impiegata per il trattamento di disturbi dispeptici.
Per trattare i sopra citati disturbi, il rosmarino deve essere assunto internamente.
Ad esempio, se il rosmarino viene assunto sotto forma di tintura (rapporto droga/solvente 1:5, utilizzando etanolo al 70% V/V come solvente di estrazione), solitamente, si consiglia l'assunzione di circa 20-40 gocce di preparato.
Nel caso in cui, invece, si utilizzi l'estratto liquido di rosmarino (rapporto droga/solvente 1:1, utilizzando etanolo al 45% V/V come solvente di estrazione), la dose generalmente consigliata è di 2-4 ml di prodotto.

Rosmarino contro i reumatismi e i problemi circolatori superficiali
Come accennato, grazie all'attività analgesica e revulsiva di cui è dotato l'olio essenziale di rosmarino, l'utilizzo di questa pianta per il trattamento di reumatismi e disturbi circolatori superficiali è stato ufficialmente approvato.
Per il trattamento dei sopra citati disturbi, il rosmarino deve essere impiegato esternamente e per questa ragione è disponibile in formulazioni semisolide (come le pomate) o liquide.
Generalmente, si consiglia di impiegare preparazioni con concentrazioni di olio essenziale che variano dal 6% al 10% e di applicarle direttamente sulla zona interessata.


N.B.: quando il rosmarino viene utilizzato per fini terapeutici, è essenziale utilizzare preparazioni definite e standardizzate in principi attivi (olio essenziale), poiché solo così si può conoscere la quantità esatta di sostanze farmacologicamente attive che si stanno assumendo.
Quando si utilizzano preparazioni a base di rosmarino, le dosi di prodotto da assumere possono variare in funzione della quantità di olio essenziale contenuta. Tale quantità, solitamente, è riportata direttamente dall'azienda produttrice sulla confezione o sul foglietto illustrativo dello stesso prodotto, pertanto, è molto importante seguire le indicazioni da essa fornite.
In qualsiasi caso, prima di assumere per fini terapeutici un qualsiasi tipo di preparazione contenente rosmarino, è bene rivolgersi preventivamente al proprio medico.

Rosmarino nella medicina popolare e in omeopatia
Nella medicina popolare, il rosmarino non viene impiegato internamente solo per contrastare i problemi digestivi, ma anche per trattare numerosi altri disturbi, quali amenorrea, dismenorrea, oligomenorrea, mal di testa ed emicrania. Inoltre, è utilizzato perfino come rimedio contro le vertigini, gli stati di esaurimento e la scarsa memoria.
Esternamente, invece, la pianta viene utilizzata dalla medicina tradizionale nella composizione di impacchi per il trattamento di ferite che faticano a guarire ed eczemi. Inoltre, il rosmarino viene impiegato esternamente nel trattamento di dolori reumatici, dolori muscolari e sciatica.
Il rosmarino è sfruttato anche nella medicina omeopatica, dove lo si può trovare sotto forma di tintura madre, gocce orali, macerato glicerico o granuli. In quest'ambito, la pianta è impiegata per il trattamento di disordini gastrointestinali, dolori articolari, muscolari e reumatici, tosse, sinusite, bronchite, infezioni dell'orecchio e disturbi circolatori (comprese le vene varicose).
La quantità di rimedio omeopatico da assumere può essere diversa fra un individuo e l'altro, anche in funzione del tipo di disturbo che si deve trattare e del tipo di preparazione e di diluizione omeopatica che s'intende impiegare.

N.B.: le applicazioni del rosmarino per il trattamento dei suddetti disturbi non sono né approvate, né supportate dalle opportune verifiche sperimentali, oppure non le hanno superate. Per questo motivo, potrebbero essere prive di efficacia terapeutica o risultare addirittura dannose per la salute.

Controindicazioni
Evitare l'assunzione di rosmarino in caso di epilessia (olio essenziale), in gravidanza o più in generale in caso di ipersensibilità accertata verso uno o più componenti.

Interazioni Farmacologiche
interazioni con oli essenziali ricchi di chetoni (salvia, assenzio) per sommazione di effetti sul SNC.

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